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Il ruolo del filosofo nella società contemporanea, con una piccola antologia di definizioni dello scopo della filosofia

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Hamlet da Hamelin
view post Posted on 30/10/2006, 17:59 by: Hamlet da Hamelin
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CITAZIONE (micruo @ 30/10/2006, 12:01)
Innanzitutto, salve a tutti e a Messer Marco in particolare [...]
Sedaris vorrebbe sapere a cosa serve la filosofia. Ma ciò non significa già dare un criterio prettamente utilitaristico, pragmatico, alle cose che vanno o non vanno fatte, e quindi, indirettamente, alla nostra vita?

Diamo un plateale benvenuto a Monsù Micruò, con applausi d'incoraggiamento acché presto si presenti tramite dettagliata autobiografia multimediale; e veniamo immediatamente alla questione dell'«a cosa serve».

Il verbo, pens'io, non va preso alla lettera; la filosofia non lava per terra, non spolvera i mobili, non lucida le posate; facciamo una rapida ricerca in Rete (la morte delle biblioteche) su «scopo della filosofia» e vediamo cosa esce fuori.

Dispongo i testi da me ritagliati nell'ordine in cui mi sono apparsi (che casualità suggestiva che due apparizioni consecutive - non figlie d'uno stesso sito - riguardino un certo Sellars!, o che altre due sembrino l'una la prosecuzione dell'altra, entrambe riguardando Wittgenstein!, ecc.).

(E che divertente trovarli in contrasto, talvolta, l'un con l'altro!, com'è naturale che sia, data l'angolatura a 360° della mente umana...)

Mi limito, qui, a 40 ritagli. M'è costato una grande faticata, trasceglierli e trascriverli per voi: quindi fatemi il piacere di legger tutto, magari a rate. Grazie.



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1-8

1. Ernesto Riva: «lo scopo della filosofia è quello di aiutare l'uomo a venire in chiaro a se stesso, portarlo al riconoscimento dei suoi limiti e renderlo giusto, cioè solidale con gli altri. Perciò Socrate prese come suo motto ciò che era scritto sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, e cioè gnoti sauton, "conosci te stesso" [...]. Per conoscere noi stessi, la prima condizione è quella di riconoscere le proprie possibilità ed i propri limiti, cioè liberarci dalla vana presunzione di sapere tutto [...]. Socrate non vuole dare al discepolo una sua dottrina, bensì lo vuole stimolare nella ricerca della sua personale verità. Questo modo di procedere è la maieutica, l'arte della levatrice, che la madre di Socrate, Fenarete, esercitava. come la levatrice aiuta le donne a partorire i figli, così Socrate vuole aiutare il discepolo a partorire da solo la verità».

2. Federico Zuolo: «Scopo della filosofia è [...] il miglioramento del carattere e il controllo delle passioni. [...] si dovrà aspettare Agostino per giungere all’idea che ci sia una sfera della volontà separata dalla conoscenza e dalle passioni. Per gran parte del pensiero antico la ragione è fonte autonoma di desiderio e motivazione, e per questo motivo Horn rintraccia in tutta la filosofia antica un carattere prettamente socratico, ovvero l’idea che a un sapere pieno e valido corrisponda un retto agire e che quindi non si dia in senso stretto una intenzione malvagia, ma soltanto un errore nel comprendere ciò che è il vero bene. Questa è la posizione socratica pura, che poi sarà ripresa e per certi aspetti radicalizzata dagli stoici».

3. Cristiano Martorella: «Secondo Wittgenstein lo scopo della filosofia non è erigere un edificio di concetti, il sistema filosofico, ma praticare un continuo e radicale controllo sul linguaggio. La filosofia deve fornire una "grammatica" perspicua del linguaggio. Essa non è una dottrina ma una attività. La forma più nobile del buddhismo [...] ha il medesimo atteggiamento. Il buddhismo, in particolare lo zen, necessita di una pratica costante, non è una religione [...]. Attraverso la meditazione zazen oppure con quesiti kouan, il buddhismo [...] intende liberare l'individuo dagli errori che controllano la sua mente».

4. Filippo Trasatti: «Lo scopo della filosofia [...] è l’alternativa strategica opposta al quotidiano, petulante, orribile “non c’è problema!”».

5. Tina Saccomanno: «Lo scopo della filosofia è [...] il desiderio di conoscere la verità. Da cosa nasce questo bisogno? Secondo Platone e Aristotele, dalla meraviglia che prova l’uomo quando si pone davanti all’universo come un Tutto e si chiede quale ne sia l’origine e il fondamento e quale posto occupi egli stesso in questo universo».

6. Alessandro Chidichimo (parafrasando Sellars): «lo scopo della filosofia consiste nel vedere come le cose stanno insieme in una visione unitaria. Parlando di cose ci si riferisce a tutto ciò che possiamo concepire, dalla mia tastiera all’affetto che provo per il mio cane, o ancora dalla morte al mio spazzolino da denti».

7. Mauro Dorato: «Quarant'anni fa Wilfrid Sellars scriveva che lo scopo della filosofia è quello di “comprendere come le cose nel senso piú ampio possibile del termine si tengano insieme. Con ‘cose nel senso piú ampio possibile del termine’ intendo riferirmi non solo a cavoli e re, ma a numeri e doveri, a possibilità e schiocchi di dita, all’esperienza estetica e alla morte. Fare buona filosofia significa […] ‘sapersi orientare’ rispetto a tutte queste cose, […] in quel modo consapevole che implica che nessun terreno di indagine intellettuale è proibito”».

8. Vania Costa: «Lo scopo della filosofia orientale zen è la conquista, da parte dell’uomo, della conoscenza autentica e della saggezza, fino a raggiungere l’illuminazione, uno stato di armonia con la realtà esterna ed interna, una corrispondenza biunivoca tra macrocosmo e microcosmo in cui l’uomo è libero da tutti i condizionamenti socio-culturali che lo conducono alla schiavitù».


9-16

9. Jacques Bouveresse: «Per Wittgenstein [...] scopo della filosofia è di pervenire alla chiarezza, non alla verità né a nuove forme di verità. [...] Dal momento in cui si concepisce la filosofia come un'attività di chiarificazione del senso, si ha il diritto di pensare che sia possibile risolvere pienamente i problemi filosofici, e Wittgenstein ha osservato una volta che uno degli aspetti che caratterizzano i problemi filosofici, una delle loro proprietà costitutive, consiste nella possibilità di essere pienamente risolti. [...] la [...] soluzione non dipende da progressi che devono essere compiuti preliminarmente, per esempio nelle scienze [...]. [...] non si tratta di scoprire fatti nuovi, ma semplicemente di assemblare correttamente fatti di cui già disponiamo. [...] la grande differenza tra Wittgenstein e Heidegger consiste nel fatto che quest'ultimo continua lo stesso a concepire la filosofia come se disponesse di una forma di conoscenza superiore, superiore a quella della scienza. [...] Wittgenstein non ha mai detto nulla che possa suggerire che esista realmente una forma di conoscenza completamente diversa da quella scientifica e ad essa superiore. [...] Ritengo che Wittgenstein non credesse affatto a una possibilità di questo tipo; [...] e ciò spiega molto bene come possa aver prodotto un effetto frustrante su molti filosofi. Costoro si dicono: non è possibile che la sola funzione della filosofia consista nel guarirci dalle malattie filosofiche».

10. Ernesto Riva: «La filosofia è [...] vista da Wittgenstein come una sorta di malattia, anche se non esiste una cura definitiva: la terapia migliore sarebbe quella di smettere di filosofare, ma come è possibile? "La chiarezza cui aspiriamo è certo una chiarezza completa. Ma questo vuol dire soltanto che i problemi filosofici devono svanire completamente". [...] Qual è allora lo scopo della filosofia? Wittgenstein dice: "indicare alla mosca la via d'uscita dalla trappola"».

11. Diego Fusaro: «In Malebranche l'unico vero scopo della filosofia, dove non conta altro che la "gloria di Dio", è di mostrare che in realtà l'anima non si distacca mai da Dio, anche quando essa se ne crede molto lontana, ossia quando essa è al più basso livello di conoscenza».

12. Georg Wilhelm Friedrich Hegel (trad. di Armando Plebe): «la verità è soltanto una [...]. [...] il riconoscimento di quest'unica verità è il punto di partenza e lo scopo della filosofia».

13. Antonio Livi: «della filosofia [...] è evidente [...] la sua diversità strutturale da ogni altro modo di problematizzare l’esperienza: il punto di vista, l’atteggiamento della filosofia rispetto alle cose è antitetico rispetto a quello delle altre scienze, giacché ciascuna di queste [...] riconosce come proprio àmbito d’indagine solo una parte [...] dell’essere. È lo scopo della filosofia, pertanto, ciò che oppone questa scienza (la sovrappone gerarchicamente) alle scienze particolari [...]. È questo lo statuto epistemologico del sapere che viene detto [...] “metafisico”. [...] La filosofia è dunque la scienza del “mondo” [...]. [...] diceva Platone che non tutti sono capaci di filosofia, perché non tutti vogliono prestare attenzione al tutto, ma preferiscono concentrare il desiderio di sapere sulle parti; egli parlava di “synopsis”, ritenendo che possa fare filosofia solo chi voglia avere la capacità di questo “sguardo che coglie l’intero”».

14. Carlo Cellucci: «Per Russell lo scopo della filosofia è la ricerca della certezza. [...] Il paradigma della certezza per lui è la matematica [...]. Questo rivolgersi però alla matematica è stato soltanto per lui fonte di una grande delusione [...]. Alla fine della sua vita [...] dice appunto: "Ho speso tutta la mia vita per cercare di far mantenere in piedi quest'elefante vacillante, ho cercato nella mia vita di costruire una tartaruga [la logica] per sostenerlo, mi sono accorto che anche la tartaruga non ce la faceva e quindi, tutto sommato, la mia vita è stato un fallimento"».

15. Marco Invernizzi (su Antonio Livi): «lo scopo della filosofia consiste nel "prendere coscienza (scientifica) delle verità primordiali, aggiungendo alla certezza spontanea e comune la sua giustificazione e la sua difesa contro ogni possibile negazione o dubbio"».

16. Michael Dummett (trad. di Armando Massarenti): «lo scopo della filosofia [...] non è quello di accrescere la nostra conoscenza, ma di intensificare la nostra comprensione. Noi esseri umani non abbiamo una visione chiara dei concetti che usiamo [...]. Siamo come soldati in un campo di battaglia, consapevoli di quanto accade intorno a noi quel tanto che basta per decidere che cosa fare, ma senza una visione generale di quello che sta succedendo. [...] La filosofia cerca di metterci in grado di avere una visione chiara e di dominarla, non di sapere di più, ma di comprendere più profondamente ciò che già sappiamo. [...] In termini di risultati incontestabili, la filosofia accumula ben poco. Comunque progredisce. [...] I filosofi cercano le soluzioni dei loro problemi attraversando sentieri tortuosi. Il fatto che, a un certo punto lungo il sentiero, il filosofo si diriga in una certa direzione è una prova molto modesta che la soluzione definitiva si troverà proprio da quella parte; ma seguendo il sentiero egli è comunque più vicino alla soluzione. [...] il fatto che, a un certo punto, due filosofi procedano in direzioni divergenti non dimostra però che un ulteriore tratto lungo il sentiero non lì guiderà verso la stessa soluzione. [...] come il cielo si illumina lentamente prima dell'alba, così la comprensione che essi cercano si propagherà gradualmente [...]. La filosofia fa progressi, e i suoi progressi sono una conquista per tutti. Poiché fa progressi, e poiché i suoi progressi sono il frutto di sforzi collettivi, non è diversa da ogni altra ricerca della verità. Una vita dedicata alla filosofia ha senso anche se contribuisce al progresso filosofico in una misura molto bassa».


17-24

17. Alessandro Zignani (su Nietzsche): «lo scopo della filosofia, della vita (la filosofia è educazione alla vita), è quello di permettere all'uomo - avuta coscienza di questa realtà, che è l'unica realtà effettiva dell'universo mondo - di accettarla, e, pervaso di slancio dionisiaco, di gioirne, proprio perché e in quanto unica verità possibile.

18. Renzo Grassano (su Wolff): «Scopo della filosofia e del sapere stesso è quello di illuminare l'uomo in modo tale da renderlo capace di usare appieno le sue facoltà intellettuali. La filosofia ha uno scopo pratico: la felicità umana, la quale, secondo la vecchia dottrina aristotelica, è anche un'etica basata su un'attività contemplativa e di ricerca, contrapposta ad una vita attiva e dedita unicamente ad accumulare tesori e beni materiali. Wolff dice chiaramente che la felicità umana si ottiene raggiungendo una conoscenza chiara e distinta del mondo e delle cose».

19. Giovanni Grandi: «Platone ha proposto che l'indagine sulla dimensione soprasensibile dovesse essere lo scopo della filosofia: per comprendere la realtà occorre concentrarsi sul fondamento della realtà stessa, non bisogna rimanere ancorati alle apparenze ed alle sole informazioni che ci vengono dai sensi».

20. Costanzo Preve: «In realtà non è affatto detto che lo scopo della filosofia sia quello di mettersi d'accordo. Lo scopo è anzi quello di farci prendere coscienza della inevitabilità e della opportunità di formulare in modo dialogico e razionale i nostri dissensi, che in questo modo diventano fisiologici e non più patologici. E così, di fatto, la pratica della filosofia porta ad una pratica della democrazia e della pace. I "grandi filosofi" sono allora quelli che meglio praticano questo terreno».

21. Riflessioni.it: «Wittgenstein, sotto l'influenza dell'intuizionismo di Brouwer, abbandonò la concezione della logica come linguaggio primario idealmente perfetto e pose a scopo della filosofia l'indagine dei linguaggi quali effettivamente sono. Si tratta allora di scomporre il linguaggio, istituzione creatasi nel tempo attraverso connessioni originate da fini pratici, nei "giochi linguistici" che lo compongono. La filosofia diviene semplice descrizione del linguaggio, con valore essenzialmente terapeutico, di fare cioè scomparire le illusioni sorgenti dal carattere ambiguo del linguaggio comune, da cui nascono i problemi filosofici tradizionali».

22. Alberto Cavallo: «Nella dialettica della ragion pratica Kant chiarisce prima di tutto che lo scopo della filosofia, come i greci per primi la intesero, è la formulazione della dottrina della saggezza, che attraverso la ragione cerca di trovare la via per raggiungere il sommo bene. Filosofia, anche Kant lo sottolinea, significa amore della saggezza, non solo della sapienza».

23. Filosofia-Storia.com: «Per Epicuro lo scopo della filosofia è quello di condurre gli uomini alla felicità, liberandoli da tutti i timori che possono impedire loro di raggiungere questo obiettivo. [...] La filosofia [...] si presenta agli uomini come un “quadruplice farmaco”: in primo luogo vuole liberare gli uomini dalla paura degli dei, dimostrando che il mondo è regolato da una legge di necessità e gli dei sono quindi estranei a tutte le vicende umane; vuole eliminare il timore della morte [...] (“Quando ci siamo noi la morte non c'è, quando c'è la morte non ci siamo noi” [...]); vuole inoltre dimostrare la facile raggiungibilità del piacere e la provvisorietà del dolore».

24. Giordana Szpunar (su Darwin): «Lo scopo della filosofia guidata dalla logica tradizionale è quello di fornire una giustificazione universale dei fenomeni attingendo all’universo del trascendente; la vita nel suo intero viene considerata come "regolata da un principio trascendente verso uno scopo finale e inclusivo". Questo tipo di atteggiamento nei confronti della realtà pone un problema: l’abitudine di derogare dai significati e dagli usi presenti ci impedisce un serio riconoscimento dei mali che essi presentano e impedisce un serio interesse al bene che promettono ma che ancora non realizzano. Questa abitudine fa rivolgere il pensiero all’occupazione di trovare un rimedio trascendente per alcuni e una garanzia universale per gli altri. Assumendo il nuovo tipo di logica questo problema viene meno: la filosofia rinuncia alla ricerca di qualsiasi giustificazione universale, per dedicarsi [...] al fine di migliorare la cultura, l’educazione, la politica. [...] la logica darwiniana non solo modifica l’oggetto e il fine della filosofia, ma ne trasforma anche, e di conseguenza, la funzione. Infatti, idealizzare e razionalizzare l’universo in generale rappresenta dopotutto una confessione dell’incapacità di gestire il corso delle cose che ci riguardano da vicino. Finché l’umanità è stata affetta da questa impotenza, ha spostato il peso di responsabilità che non poteva sopportare sulle più adeguate spalle della causa trascendente».


25-32

25. Enrico Boesso: «Quale è lo scopo della filosofia? Il raggiungimento della felicità, dice Aristotele nell'Etica».

26. Kim van der Leeuw: «Scopo della filosofia e del suo insegnamento è quello di accrescere l'intuizione e non la conoscenza. Per questo la filosofia può essere appresa soltanto attraverso la scoperta della verità che le appartiene, ossia pensando, non imparando meccanicamente o studiando la storia della filosofia».

27. Guido Marenco: «Rorty ha rifiutato la concezione della filosofia come 'scienza rigorosa' [...]: "scopo della filosofia non è la verità, ma la felicità". Con ciò si guadagna tutta la mia simpatia, ma non il mio accordo, perché contrapporre verità e felicità non mi sembra abbia molto senso».

28. Marco Mazzone (su Wittgenstein): «lo scopo della filosofia è [...] chiarificare e "mostrare" l'orizzonte delle nostre certezze. Per questo, il metodo ad essa adatto non può che essere la "descrizione". Tentare di fornire una "spiegazione" scientifica, naturalistica e/o cognitiva, della certezza significherebbe avanzare una congettura, e per ciò stesso abbandonare l'ambito della certezza».

29. Kazimierz Ajdukiewicz: «Per i positivisti, le particolari scienze naturali esauriscono tutto ciò che possiamo conoscere della realtà. Non v'è altra conoscenza sul mondo se non quella fornitaci da queste scienze. Scopo della filosofia non è andare oltre queste scienze in cerca di una conoscenza più profonda della realtà che non sia quella fornitaci dalle scienze naturali, ma semplicemente fare sintesi e sistematizzazioni dei loro risultati».

30. Simona Coviello: «Nell’epoca contemporanea la filosofia si presenta come settorializzata [...]. Eppure lo scopo della filosofia può essere, forse, considerato ancora come unico se si considera in generale scopo della filosofia il comprendere e il ricercare. Essa si basa su concetti, la relazione cioè tra parola e significato; ora, sebbene tale relazione muti col variare del tempo, ogni concetto si trascina [...] in epoche diverse».

31. CorpoeBenessere.it: «Lo scopo della filosofia è il raggiungimento della saggezza: il saggio è colui che si identifica con l'universo. Macrocosmo e microcosmo, fusi da inscindibili legami, si plasmano e si influenzano reciprocamente».

32. Thomas Hobbes: «Il fine o scopo della filosofia [...] sta nel far sì che possiamo utilizzare la previsione degli effetti a nostro vantaggio».


33-40

33. LaBottegadeiLicei.it (su Aristotele): «lo scopo della filosofia non è mirato a trasformare il mondo, ma a comprenderlo e ad accettarlo così come si presenta al genere umano».

34. Enrico "1nsan3": «Lo scopo della filosofia è cercare, non trovare. Il nostro scopo è vivere, non morire».

35. Michele Marsonet (su Rorty): «Lo scopo della filosofia è aiutare gli esseri umani a liberarsi dal linguaggio che attualmente usano quando esso diventa obsoleto, e creare linguaggi nuovi che li pongano in un rinnovato senso di sintonia con la realtà. Ecco perché non è possibile parlare di princìpi eterni o di valori assoluti».

36. Massimo Barile: «Heidegger [...] pone come scopo della filosofia cercare il senso dell'essere e distingue fra un "esserci", che è l'esistere come esistenza banale, ed una esistenza autentica superiore, che è il rivelarsi dell'esistenza a se stessa».

37. Thomas Dana LLoyd (trad. di Giuseppe Alvaro): «quale in fondo è lo scopo della filosofia [...] se non, come diceva il neo-platonico Porfirio, "di liberare la nostra mente dai limiti e dalle catene"?».

38. Guido Bonino (su Roger Scruton): «Scopo della filosofia, o almeno della buona filosofia, è secondo l'autore quello di reincantare il mondo dopo che la cattiva scienza ha condotto al suo disincanto.

39. Paolo Colombo (su Ricoeur): «scopo della filosofia non è [...] di “risolvere problemi”, ma anzitutto di “elaborare domande” interpretandone il significato e chiarendone la portata».

40. Anonimo autore del pamphlet Contro Ratzinger: «Più che sul terreno filosofico, il pensiero di Ratzinger si sviluppa sul terreno della storia delle idee e del loro influsso. Il fatto che questo tipo di discorso sia oggi scambiato per filosofia non fa che dimostrare quanto la filosofia sia diventata un sapere tra gli altri, una pratica ripiegata su se stessa e dimentica del proprio oggetto. È a causa di questo oblio dello scopo della filosofia che Ratzinger può presentarsi (e risultare credibile) come filosofo. È a causa della rinuncia non solo a rispondere, ma perfino a domandare, di molta filosofia contemporanea, che Ratzinger può rimproverare alla razionalità moderna la sua incompletezza e presentare il cristianesimo come erede del pensiero greco, come l'unica voce che si ostina a dare risposte comprensibili (e, quindi, in apparenza, a porre domande universali) sul senso del nascere e del morire, su ciò che è giusto o sbagliato, sulla possibilità del bene e sul ruolo del male nel mondo. Si tratta di un risultato eccezionale, considerato il topolino teoretico partorito dal gran rimuginare dell'ex inquisitore. Dopo avere strappato alla modernità le sue origini, assegnandole d'ufficio al cristianesimo, Joseph Ratzinger si infila nella breccia aperta dal pensiero debole, riuscendo, nel silenzio generale, a occupare il bisogno di un pensiero forte che tende sempre a riacutizzarsi in epoche impaurite».

Edited by Hamlet da Hamelin - 20/10/2007, 21:58
 
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