QUESTO FORUM È IN DISUSO! IN USO È, INVECE, IL BLOG palasciania.blogspot.com DOVE VI ASPETTIAMO LIETAMENTE ONDE ALLIETARE LA VOSTRA MENTE. :)

Un articolo sulla vita di F.P., in occasione del 190° anniversario della nascita

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 27/9/2006, 01:12
Avatar

P

Group:
Administrator
Posts:
9,321
Location:
Capua

Status:


Riportiamo un articolo di Rosa Viscardi, uscito su «La Repubblica» di Napoli il 12 giugno 2005, vigilia del 190° anniversario della nascita di Ferdinando Palasciano.


Palasciano, dottor avanguardia

di Rosa Viscardi



Francesco Garofano Venosta, medico e storico della Medicina, ha scritto che «la cronaca, la semplice cronaca della vita di Ferdinando Palasciano è più eloquente di ogni altra cosa. Ragguardare le date, raffigurare gli eventi, specie se posti al lume del periodo storico nel quale si svolsero, significa anche spiegarsi tanti motivi». A centonovanta anni dalla nascita, avvenuta a Capua il 13 giugno 1815, non dovrebbe stupire, allora, che dell’illustre clinico capuano si sia tornati a parlare su queste pagine, giusto un anno fa, per il discutibile restauro della Torre panoramica che ne porta il nome. Fatta erigere affinché sua moglie, la contessa russa Olga de Wavilow, potesse mitigare l’ansia osservando con un binocolo il calesse con cui lui rincasava per i tornanti di Capodimonte, infestati dai banditi.

Insigne chirurgo, assertore del principio della «neutralità del combattente ferito» e – in virtù di ciò – considerato l’ispiratore del primo mandato della Croce Rossa, Palasciano è deputato al Parlamento nella quattordicesima, quindicesima e sedicesima legislatura, senatore del Regno, consigliere e assessore al Comune di Napoli (veste in cui si adopera affinché si deliberi sulla sua proposta d’istituire una Casa di Maternità in quello che diventerà l’Ospedale dell’Annunziata). Migliaia gli interventi chirurgici eseguiti (tra i quali uno, difficilissimo, salva la vita ad Adelina D’Arienzo, moglie del pittore Edoardo Dalbono, come testimonia il quadro votivo da questi realizzato per la chiesa della Madonna di Piedigrotta a Mergellina), spesso con una tecnica personale altamente innovativa: tanti i medici, italiani e stranieri, che frequentano la sua sala operatoria per apprenderla.

A ventidue anni è già laureato in Belle Lettere e Filosofia e in Veterinaria. Ma vive l’epoca delle grandi tappe della scienza e, entusiasta dei continui progressi, nel 1840 consegue la terza laurea, in Medicina e Chirurgia, all’ateneo di Messina. Entrato col grado di alfiere medico nell’esercito borbonico, matura un’esperienza impareggiabile sulle patologie traumatiche e da armi da fuoco.

Durante la battaglia di Messina, nel 1848, volendo lottare contro le inique leggi della guerra, sceglie di soccorrere i nemici e i civili. Ammonito dal generale Filangieri, gli risponde che la vita dei feriti è sacra e che la sua missione di medico è «troppo più sacra» del suo dovere di soldato. Processato e condannato a morte per insubordinazione, scampa la fucilazione grazie alla stima personale di Ferdinando II di Borbone, il quale – alludendo alla sua bassa statura – lo assolve con un bonario «Che male po’ ffà, è accussì piccerillo!». La pena gli viene così commutata in un anno di carcere da scontare a Reggio Calabria; dove, anche se prigioniero, è incaricato di soccorrere i feriti dell’esercito partenopeo trasportati in nave dalla Sicilia.

Caduti i Borbone, il 28 aprile 1861, in una storica seduta dell’Accademia Pontaniana di Napoli, espone il principio della neutralità dei feriti di guerra, inquadrandolo nei doveri internazionali degli Stati. Gli svizzeri raccolgono l’idea e la portano avanti fino alla Convenzione di Ginevra, approvata il 22 agosto 1864. Il governo italiano dell’epoca, che è di destra, non si cura di rivendicarne la paternità per conto del Palasciano, deputato di sinistra. Il 12 agosto 1868, tuttavia, la stampa svizzera gli riconosce il primato di aver proclamato la neutralità dei feriti sul campo di battaglia e auspica che il Congresso riunito possa «ispirarsi di più in più alle idee di Palasciano e farle passare nell’ordine dei fatti ormai acquisiti della nostra civiltà». Il Nobel per la Pace del 1901, il primo nella storia, viene assegnato allo svizzero Dunant e al francese Passy. Palasciano è morto dieci anni prima, il 28 novembre 1891.

«Il mio prozio lottò tutta la vita contro l’altrui ottusaggine» – ricorda oggi il pronipote Marco Palasciano, presidente dell’Accademia Palasciania di Capua, che si prefigge di salvaguardare valori come l’autonomismo etico propugnato dal dottore –. «Nel settembre del 1862 fu l’unico, tra i tanti medici italiani e stranieri chiamati al capezzale di Garibaldi, a sostenere, a ragione, che la pallottola buscata sull’Aspromonte era ancora nella gamba del generale. Diede le dimissioni, clamorosamente, da direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Napoli, da lui stesso fondata, per protestare contro l’inadeguatezza igienica delle strutture». Volendo lottare contro la guerra e i danni indotti dall’approssimazione, a centonovanta anni dalla nascita del dottor Palasciano che modo di lottare sceglieremmo?

Edited by Hamlet da Hamelin - 16/5/2019, 02:34
 
Web  Top
0 replies since 27/9/2006, 01:12   3585 views
  Share